"I monopoli dei media sono un pericolo per la democrazia".
Con una lettera aperta alle autorità competenti, le associazioni di tutela dei consumatori
Robin e Centro Consumatori Italia si battono per la tutela del pluralismo informativo in Alto
Adige e in Trentino. Oltre a una procedura d'infrazione contro l'Italia, si sta considerando
anche una "class action" e una procedura di abrogazione della "legge Gasparri".
La lettera aperta è stata redatta con l'assistenza dell'avvocato Prof. Massimo Cerniglia, esperto
dei problemi del pluralismo dell'informazione e consulente legale dell'Associazione della Stampa.
La lettera parte dalla constatazione che il pluralismo dei media è un valore della Costituzione e
dell'Unione Europea e si esprime non solo nel diritto ad informare, ma anche nel diritto ad essere
informati in maniera obiettiva, democratica e libera da vincoli economici o politici.
La lettera denuncia, quindi, in modo chiaro e documentato, la situazione critica del pluralismo dei
media nella regione del Trentino-Alto Adige, poiché un unico gruppo, Athesia, centralizza quasi
l'80% delle risorse editoriali e informative.
Questa intollerabile situazione è resa possibile dalla legge Gasparri, che elimina le precedenti
restrizioni alla concentrazione dei media, scavalcando così quanto stabilito in numerose sentenze
della Corte Costituzionale, in particolare nella sentenza n. 466 del 2002, che ha dichiarato
l'incostituzionalità della legge Maccanico in risposta a un ricorso dell'Avv. Cerniglia.
Le associazioni dei consumatori chiedono, quindi, alla Commissione europea di avviare una
procedura di infrazione contro l'Italia per violazione dell'articolo 11 della Carta UE. Tra le altre
iniziative, le associazioni annunciano il lancio di una "class action" per proteggere il diritto soggettivo
dei cittadini e delle imprese al pluralismo.
Il direttore dell'associazione dei consumatori Robin, Walther Andreaus e il presidente del Centro
Consumatori Italia, Rosario Trefiletti ritengono fondamentale "che sia garantita un'offerta
mediatica pluralista, perché senza un libero scambio di opinioni e senza un'informazione
diversificata la democrazia non può funzionare. Sostenere un monopolio dei media anche con milioni
di euro di contributi pubblici è irresponsabile e ingiustificabile. Il mezzo più appropriato per
ricollegare gli interessi personali dei media e dei giornalisti agli interessi del pubblico rimangono la
concorrenza tra i media e i diritti personali dei cittadini".
QUI LA LETTERA APERTA:
ASSOCIAZIONE DI CONSUMATORI ROBIN
Lafot 13/a I-39040 Magrè ssdv (BZ)
www.robinreport.it, robin-bz@gmx.net
CENTRO CONSUMATORI ITALIA
Sede Via Salandra 6 - 00185 Roma Tel. 06 86356545 C.F. 96438650580
www.centroconsumatoriitalia.it - info@centroconsumatoriitalia.it
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Alla Presidente della Commissione europea,
Al Presidente della Repubblica Italiana,
Al Presidente del Consiglio,
Al Ministro dello Sviluppo Economico,
Al Presidente dell’AGCM - Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato,
Al Presidente dell’AGCOM - Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni,
Al Presidente della Regione Trentino-Alto Adige,
Al Presidente della Provincia autonoma di Bolzano,
Al Sottosegretario del Dipartimento per l'informazione e l'editoria,
dell’Associazione di consumatori Robin e del Centro Consumatori Italia - assistiti dall’Avv. Prof. Massimo Cerniglia ed elettivamente domiciliati presso il suo studio in Roma, Via Panama n. 52 – per la tutela del pluralismo dei media nella Regione del Trentino-Alto Adige e nella Provincia autonoma di Bolzano.
Com’è noto, il pluralismo, l’obiettività, la completezza e l’imparzialità dell’informazione, come anche l’apertura alle diverse opinioni, le tendenze politiche, sociali, culturali e religiose, sono valori garantiti dalla nostra Carta costituzionale.
Nell’indagine conoscitiva dell’AGCOM sull’informazione locale del 2018 si legge, infatti, che:
«Il pluralismo, previsto e garantito dalla Carta Costituzionale si declina non solo nel “diritto di informare” come profilo attivo della libertà di espressione riferita a coloro che operano nel sistema dei media, ma anche nel “diritto ad essere informati” come profilo passivo riferito a tutti i cittadini in quanto componenti dell’opinione pubblica su cui la democrazia si fonda.
Il riconoscimento di un “diritto all’informazione” connesso alla libertà di espressione si qualifica come valore di un diritto non solo “individuale”, ma anche “funzionale” in quanto strumentalmente e naturalmente orientato al buon funzionamento della vita democratica e, più in generale, alla coesione sociale.
Nel senso sopra indicato un adeguato livello di pluralismo è assicurato dall’ampiezza dell’offerta informativa, dalla presenza di un numero significativo di voci indipendenti, dalla presenza, nel contesto considerato, di diverse tipologie di media e, infine, dalla pluralità dei soggetti titolari dei singoli mezzi.» (cfr. “L’informazione locale nell’alveo della tutela del pluralismo”, pag. 5, consultabile al seguente link: https://www.agcom.it/documents/10179/12791486/Allegato+8-2-2019/4c8a64e8-9102-4d88-89efa64effbad6cb?version=1.0).
La Corte costituzionale, già con la sentenza n. 155 del 2002, ha ribadito l’imperativo costituzionale
secondo cui il diritto all’informazione deve essere qualificato e caratterizzato sia dal pluralismo delle fonti cui attingere conoscenze e notizie - così da consentire al cittadino di compiere le proprie valutazioni, avendo presenti punti di vista, orientamenti culturali e politici differenti – sia dall’obiettività e dall’imparzialità dei dati forniti, sia - infine - dalla competenza, dalla correttezza e dalla continuità dell’attività di informazione erogata.
La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, poi, all’art. 11, co. 2, sancisce espressamente il rispetto del pluralismo ed è anche per tale motivo che le istituzioni dell’Unione Europea da anni si interessano di tale argomento. Si veda in tal senso la Risoluzione del Parlamento europeo del 25 settembre 2008 sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d’informazione nell’Unione europea (cfr. https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-6-2008-0459_IT.html).
In tale provvedimento, per quanto a noi interessa, si stabilisce:
«A. considerando che l'Unione europea ha confermato il suo impegno a difendere e promuovere il pluralismo dei mezzi d'informazione, quale caposaldo essenziale del diritto d'informazione e del diritto alla libertà di espressione sanciti dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che continuano ad essere principi fondamentali per la salvaguardia della democrazia, del pluralismo civico e della
diversità culturale,
(...)
F. considerando che la convenzione dell'Unesco sulla diversità culturale annette grande importanza, fra l'altro, alla creazione di condizioni atte a favorire la diversità dei mezzi di informazione,
(...)
N. considerando che l'esperienza dimostra che la concentrazione della proprietà senza limitazioni di sorta mette a repentaglio il pluralismo e la diversità culturale e che un sistema basato esclusivamente sulla libera concorrenza di mercato non è in grado di garantire il pluralismo dei mezzi d'informazione,
(...)
V. considerando che i mezzi d'informazione rimangono uno strumento di influenza politica e che vi è il forte rischio che essi non siano in grado di svolgere la propria funzione di organo di controllo della democrazia, dal momento che l'operato delle imprese private del settore è motivato soprattutto dal profitto economico; che ciò comporta un rischio in termini di perdita di diversità, qualità del contenuto e molteplicità delle opinioni e che la salvaguardia del pluralismo dei media non dovrebbe quindi essere affidata ai soli
meccanismi di mercato,»
Tutto ciò considerato, il Parlamento europeo:
«1. sollecita la Commissione e gli Stati membri a difendere il pluralismo dei mezzi d'informazione, a garantire che tutti i cittadini dell'Unione europea abbiano accesso, in tutti gli Stati membri, a mezzi d'informazione liberi e diversificati e a raccomandare miglioramenti ove necessario;
2. è convinto che un sistema pluralistico dei mezzi d'informazione sia un requisito fondamentale per il mantenimento del modello sociale democratico europeo;
(...)
4. sottolinea che la concentrazione della proprietà del sistema mediatico crea un ambiente favorevole alla monopolizzazione del mercato pubblicitario, ostacola l'entrata di nuovi attori sul mercato e contribuisce altresì all'uniformità del contenuto dei mezzi d'informazione;
5. osserva che lo sviluppo del sistema mediatico è sempre più determinato dal profitto e che, di conseguenza, i processi della società, politici o economici come pure i valori espressi nei codici di condotta dei giornalisti, non sono coperti in misura adeguata; ritiene, pertanto, che la legislazione in materia di concorrenza debba essere collegata con la legislazione sui mezzi d'informazione, in modo da garantire l'accesso, la concorrenza
e la qualità e in modo da evitare conflitti d'interesse tra la concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione e il potere politico, che sono pregiudizievoli per la libera concorrenza, la parità di condizioni ed il pluralismo;
(...)
7. invita la Commissione ad impegnarsi a promuovere un quadro giuridico stabile che garantisca un elevato livello di protezione del pluralismo in tutti gli Stati membri;
(...)
12. chiede che le disposizioni della legislazione in materia di concorrenza siano applicate in modo coerente a livello dell'Unione europea e a livello nazionale, in modo da garantire una concorrenza elevata e da consentire a nuovi operatori di accedere al mercato;
(...)
19. incoraggia l'elaborazione di una carta per la libertà dei mezzi d'informazione al fine di garantire la libertà di espressione e il pluralismo;»
Sempre nell’indagine conoscitiva dell’AGCOM sull’informazione locale si legge che:
«In Italia, l’attenzione verso l’informazione locale, che rappresenta una fattispecie di informazione avente la caratteristica di essere circoscritta al territorio o alla realtà locale, appare ampia, se si considera che l’86% dei cittadini si informa abitualmente su fatti locali, attraverso canali televisivi, emittenti radio, quotidiani o servizi online (siti e app di testate online, social network, motori di ricerca), anche se caratterizzata da ac-
centuata disomogeneità tra le diverse aree del Paese.
In particolare, emerge una pronunciata attenzione verso l’informazione locale nelle regioni caratterizzate da forti comunità locali con specificità culturali e/o linguistiche,
quali la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige che presentano percentuali elevatissime e prossime al 100% della popolazione locale (rispettivamente 98% e 96%).» (cfr. “Una panoramica complessiva della domanda di informazione locale”, pag. 6, consultabile al link sopra riportato).
Quindi, al fine di garantire il pluralismo informativo - come sostiene la Corte costituzionale - è necessario che siano presenti e che si possano affermare una pluralità di voci diverse, intese come il maggior numero di fonti locali distinte, indipendenti e in competizione tra loro e che sia impedita “la posizione di preminenza di un soggetto o di un gruppo privato”.
Ma si veda ancora il seguente passaggio dell’indagine conoscitiva AGCOM citata (pagg. 9-10):
«Appare, viceversa, più rilevante e, in alcuni casi, problematico, l’emergere, in alcune regioni (in particolare, Trentino Alto Adige, Sardegna, Puglia, Molise e Sicilia), di posizioni di forza informativa di alcuni soggetti privati.
(...)
In definitiva, l’analisi del sistema informativo regionale evidenzia alcune criticità da affrontare dal momento che la dimensione informativa regionale, e spesso quella provinciale, rivestono un’assoluta rilevanza per la formazione dell’opinione pubblica locale. In tal senso, l’emergere, a livello regionale, di posizioni di forza informativa, la scomparsa di voci indipendenti, la presenza di commistioni tra informazione e politica locale, l’esistenza di numerosi episodi di intimidazioni e minacce alla professione giornalistica da parte di organizzazioni criminali, nonché l’opacità di talune strutture proprietarie, rischiano di minacciare lo sviluppo democratico del nostro Paese.»
In Trentino-Alto Adige vi è una elevatissima quota di total audience informativa locale (cfr. 78,1%) in capo al gruppo leader: Athesia, che viene descritta come segue:
«Athesia è un gruppo editoriale con sede a Bolzano, sorto alla fine dell’Ottocento, e attualmente composto da numerose società che fanno capo, direttamente o indirettamente, a Athesia S.p.A.
(...)
Oggi, il gruppo controlla, nel settore dei media, società quali Athesia Druck GmbH, Radio Dolomiti, Media Alpi Pubblicità, SIE (recentemente acquisita da un gruppo locale), SETA (recentemente acquisita dal GEDI), RTT, e On Air, a cui fanno capo, tra l’altro, i principali quotidiani della regione. Il gruppo nasce e si consolida quindi come operatore specializzato nell’editoria quotidiana (e periodica), per poi allargare il campo anche alla radiofonia e alle attività editoriali online.
(...)
Analizzando le quote di mercato (in termini di diffusione), sia nella Regione che nelle province di Trento e Bolzano, emerge una notevole concentrazione editoriale (v. Figura 2.12). In particolare, il Gruppo che, come detto, detiene le testate Dolomiten (12,7 milioni di copie di diffusione), L’Adige (7 milioni), e Trentino-Alto Adige (quasi 6 milioni), raggiunge oltre i due terzi (68%) della diffusione di tutti i quotidiani (nazionali e locali) venduti nella Regione. Peraltro, la gamma delle testate consente una diversificazione sia territoriale che linguistica (v. ancora Figura 2.12), con l’Adige leader a Trento (43%) e nella comunità italiana, e Dolomiten a Bolzano (58%) e nella comunità di lingua tedesca (mentre le altre due testate detengono posizioni analoghe nelle due province, pari a circa il 15%).
(...)
Similmente, il gruppo occupa una posizione di rilievo anche nelle radio. In particolare, Athesia detiene una partecipazione del 50% nella prima radio per ascoltatori nella Regione (Sudtirol 1) che raggiunge il 13% della popolazione (dati TER), superando tutte le altre emittenti, nazionali e locali. Inoltre, la gamma è completata da altri brand radiofonici, tra cui Radio Dolomiti che arriva a una penetrazione di circa il 5% della popolazione.
In definitiva, nel Trentino Alto Adige appare emergere una posizione di notevole forza informativa in capo ad un gruppo privato locale, Athesia, che, attraverso una gamma completa e diversificata di attività nel settore dei media (inclusa la componente pubblicitaria) e sulla base di una solida posizione economico-finanziaria, esercita un’influenza significativa sull’intero ecosistema territoriale (comprensivo di tutte le diverse comunità linguistiche e culturali).» (cfr. pagg. 43-46 dell’indagine conoscitiva AGCOM citata).
In merito alla problematica oggetto di segnalazione, si osserva ancora quanto segue.
Il Senatore del Partito Democratico, Gianclaudio Bressa, con la sua iniziativa antimonopolio editoriale ha chiesto l’inserimento di un emendamento nella legge di bilancio 2022 che metterebbe in discussione l’impalcatura normativa che oggi consente la creazione di concentrazioni editoriali – a livello regionale - anche del 100% (mentre la legge vigente ante 2004 stabiliva un limite del 50%).
Un altro comma dell’emendamento prevede che un editore in posizione dominante non potrebbe accedere ai contributi per l’editoria delle minoranze.
Il Gruppo Athesia S.p.A. – come detto – possiede quasi l’80% del mercato editoriale del Trentino-Alto Adige e incassa 6,2 milioni all’anno di contributi per l’editoria.
Il monopolio del Gruppo Athesia S.p.A. è ancor più eclatante sol se si considera la mancata separazione tra editore e redazione del maggior giornale dell’Alto Adige: il Dolomiten.
Infatti, il caporedattore del giornale è - assieme alla famiglia Ebner - azionista di maggioranza, nonché fratello dell’editore, il quale - a sua volta - è anche Presidente della Camera di Commercio di Bolzano.
Insomma, si potrebbe parlare di un vero e proprio “groviglio armonioso”.
Si consideri ancora che la normativa sulla concentrazione editoriale è stata emanata dopo la sentenza n. 466 dell’8 ottobre 2002 della Corte costituzionale, che - su richiesta dell’Avv. Prof. Massimo Cerniglia - aveva dichiarato incostituzionali le limitazioni al pluralismo televisivo stabilite dalla Legge in vigore (nota come Legge Maccanico).
A seguito di tale sentenza, Rete 4 sarebbe dovuta andare sul satellite, lasciando così spazio nell’etere ad altri editori a garanzia del pluralismo.
Tuttavia, sotto il Governo Berlusconi è stata emanata nel 2004 la Legge Gasparri, che con un sol colpo, ha posto nel nulla la sentenza dell’Alta Corte.
L’emendamento Bressa, purtroppo, è stato dichiarato inammissibile dalla Presidente del Senato e, nonostante sia stata informata di tale situazione anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, non risulta che l’AGCM si sia attivata con iniziative a tutela del pluralismo.
Il quadro normativo europeo e costituzionale delineato all’inizio di questa lettera permetterebbe, a parere di chi scrive:
1. agli utenti dei servizi editoriali e informativi (oltre che delle imprese editoriali), di promuovere una class action a tutela del pluralismo, inteso come diritto soggettivo avente copertura costituzionale ed eurounitaria;
2. alla Commissione Europea, di attivare una procedura di infrazione contro l’Italia per violazione
della normativa europea, a difesa del pluralismo informativo;
3. all’AGCM, di attivare una procedura per la tutela del pluralismo;
4. alla Corte costituzionale, di pronunciarsi sull’illegittimità costituzionale della Legge Gasparri (per violazione dell’art. 21 Cost. e della normativa europea), dopo essere stata investita da un’apposita questione all’interno di una procedura strumentale, attivata con il patrocinio dell’Avv. Prof. Massimo Cerniglia;
5. ai giudici nazionali, di disapplicare la Legge Gasparri, in quanto contraria alla normativa eurounitaria.
Prima di intraprendere le suddette iniziative, insieme a tutte le altre ritenute opportune,
Alle S.V. in indirizzo di volersi attivare al fine di garantire i valori costituzionali ed eurounitari
del pluralismo informativo nella Regione del Trentino-Alto Adige.
Con osservanza.
Bolzano-Trento, 25 gennaio 2022.
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Walther Andreaus
Direttore dell'associazione di tutela dei consumaotori Robin
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Rosario Trefiletti
Presidente del Centro Centro Consumatori Italia